Investire nel Futuro: il valore di un progetto condiviso con ELIS

Il Corso Ingegneria Digitale ELIS è un’iniziativa formativa innovativa che unisce l’eccellenza accademica del Politecnico di Milano, il metodo esperienziale di ELIS e il contributo diretto delle aziende. Il percorso si distingue per il forte orientamento pratico: attraverso progetti reali, stage annuali e una didattica immersiva, gli studenti acquisiscono competenze tecniche e trasversali essenziali per affrontare con consapevolezza e autonomia l’ingresso nel mondo del lavoro, in seno in linea con l’impegno di ELIS nella formazione e nell’inclusione sociale.
ALTEN Italia ha deciso di partecipare attivamente al corso in virtù della volontà di contribuire in maniera concreta alla crescita di giovani talenti che ci contraddistingue, offrendo la possibilità di confrontarsi con tecnologie avanzate e modalità operative vicine alla realtà professionale. Lato azienda, il progetto è stato seguito da Gianluca Bove, Center of Excellence Manager, che ha affiancato il team di studenti nel project work, ricreando un contesto consulenziale autentico. L’obiettivo era far vivere ai partecipanti tutte le fasi di un progetto digitale, dal brief iniziale allo sviluppo incrementale, integrando fin da subito strumenti come l’intelligenza artificiale nel processo creativo e tecnico.
Per restituire un’immagine completa di questa esperienza, abbiamo chiesto direttamente a Gianluca e agli studenti del corso di raccontare il proprio punto di vista: cosa hanno imparato, quali difficoltà hanno affrontato e in che modo questo percorso ha influito sulla loro crescita personale e professionale.

Intervista a Gianluca Bove
Domanda: Cosa ti ha colpito di più di questa edizione del Corso di Ingegneria Digitale ELIS e cosa porti a casa da questa esperienza come docente?
Risposta: Quello che mi ha colpito di più è stato vedere quanto i ragazzi siano riusciti a crescere velocemente grazie all’intelligenza artificiale, che abbiamo voluto introdurre fin da subito sia come motore dell’applicazione che come strumento di copilot per lo sviluppo e l’autoapprendimento. L’obiettivo era duplice: farli lavorare su tecnologie attuali e strumenti moderni e abituarli fin da subito a integrarli nel loro processo creativo e produttivo. Porto a casa la conferma che, se accompagnati nel modo giusto, anche i giovani talenti possono affrontare sfide complesse con maturità e autonomia.
D: Come è stato strutturato il corso?
R: Il corso prevedeva un tirocinio centrato su un project work sviluppato in collaborazione con noi di ALTEN Italia. Abbiamo seguito i ragazzi passo dopo passo, simulando un contesto consulenziale reale: una nostra UX/UI Designer ha curato la progettazione dell’interfaccia, come avviene tipicamente in un progetto commissionato da un cliente.
Noi ci siamo posti come clienti, fornendo feedback continui durante le sessioni settimanali di SAL, proprio come accade nei cicli agili di sviluppo. Questo ha permesso agli studenti di vivere tutte le fasi di un progetto reale, dal brief iniziale alla revisione incrementale del lavoro.
D: Come sono stati selezionati i profili dei partecipanti?
R: La selezione è avvenuta tramite colloqui tecnici mirati, con l’obiettivo di valutare non solo le competenze tecniche di partenza, ma anche le soft skill – come la capacità di lavorare in gruppo, la curiosità e la propensione all’apprendimento continuo.


D: Con il Project Work, quali competenze avete voluto mettere alla prova?
R: Abbiamo voluto far lavorare i ragazzi su uno stack tecnologico moderno, in linea con le richieste attuali del mercato: Spring AI, NextJS, Keycloak, architettura a microservizi e due modelli LLM self-hosted, basati sulle versioni distillate di Mistral AI e DeepSeek. In questo modo, hanno potuto toccare con mano cosa significa integrare modelli generativi in applicazioni concrete.
D: Qual è stato, secondo te, l’impatto più significativo di questo corso sulla crescita professionale dei partecipanti?
R: Il vero valore per loro è stato confrontarsi con un progetto reale, lavorando su tecnologie emergenti in un contesto che riproduce fedelmente le dinamiche di un team consulenziale. Questo ha dato loro consapevolezza delle proprie capacità e una marcia in più per l’ingresso nel mondo del lavoro.
D: Un consiglio che daresti a chi si affaccia oggi al mondo dell’ingegneria digitale?
R: Non limitatevi ad assorbire teoria: sporcatevi le mani, sbagliate, provate. Oggi più che mai è fondamentale coltivare spirito critico, voglia di sperimentare e capacità di adattarsi. L’ingegneria digitale è un terreno vivo, e chi ci lavora deve esserlo altrettanto.

Intervista a Sergio Castiglione, Andrea Gatta e Manuel Millefiori
Domanda: Raccontami di te: qual è il tuo background accademico?
Risposta: I tre studenti che hanno preso parte al corso provengono da esperienze diverse, ma condividono una passione per il mondo dell’informatica e una forte motivazione a costruire basi solide per il loro futuro professionale.
Sergio Castiglione, iscritto al secondo anno di Ingegneria Informatica al Politecnico di Milano (sede di Roma), racconta: «Questo percorso mi sta dando l’opportunità di unire la teoria a un ambiente collaborativo e pratico, dove posso testare davvero ciò che imparo».
Andrea Gatta, autodidatta appassionato fin da giovanissimo, ha iniziato a programmare soluzioni complesse già nel primo anno di università: «Ho sempre avuto la spinta a trovare modi per automatizzare e migliorare le cose».
Manuel Millefiori ha invece scoperto l’interesse per il digitale alle superiori: «Grazie a un professore appassionato, ho capito che era la mia strada. Ho voluto continuare con un percorso che integrasse la teoria con l’esperienza concreta».

D: Hai incontrato delle difficoltà? Come le hai superate?
R: Le difficoltà non sono mancate, ma sono state affrontate con spirito costruttivo.
«All’inizio è stato complicato gestire tutto: studio, progetti, tempistiche» ammette Sergio, «ma ho imparato ad organizzarmi meglio, anche grazie al confronto con il gruppo e ai consigli dei docenti».
Andrea vede le difficoltà come una palestra: «Incontrare qualcosa che non sai fare non è un problema, è un’opportunità per imparare. Viviamo in un’epoca dove possiamo apprendere tutto: basta volerlo».
Anche Manuel si è confrontato con le sfide del lavoro di gruppo, affermando che collaborare con persone obblighi a rivedere il tuo approccio, ad ascoltare di più e a comunicare meglio.

D: Consiglieresti questo percorso ad altri? Perché?
R: Tutti e tre rispondono con entusiasmo. «Lo consiglierei senza dubbio: è un’occasione per crescere professionalmente fin da subito» dice Sergio.
Andrea aggiunge: «Rispetto a chi segue solo un percorso teorico, qui impari a stare sul campo. Se hai passione e voglia di fare, è la scelta giusta».
E Manuel conclude dicendo che il corso di ingegneria digitale di ELIS «è uno dei pochi percorsi che ti prepara davvero al mondo del lavoro. Non studi soltanto: ti metti in gioco, assumi responsabilità, impari a lavorare con gli altri».

D: Cosa ti ha spinto a partecipare al Corso di Ingegneria Digitale ELIS?
R: Tutti e tre sono stati attratti da un modello formativo che unisse studio universitario e pratica.
«Mi spaventava l’idea di un’università solo teorica» confessa Andrea, «quando ho scoperto Ingegneria Digitale, che aggiungeva una parte esperienziale alla laurea del PoliMi, non ho avuto dubbi».
Manuel cercava un contesto in cui potersi misurare con progetti veri: «Mi interessava lavorare in team, confrontarmi con professionisti e mettermi davvero alla prova».
Sergio aggiunge: «La possibilità di sviluppare competenze trasversali oltre a quelle tecniche è uno dei motivi per cui ho scelto questo percorso».

D: Quali competenze ti porti via da questo corso?
R: Il bagaglio che ciascuno porta con sé è fatto di conoscenze tecniche, ma anche, e forse soprattutto, di soft skill.
Andrea racconta di essere riuscito a progettare l’intera architettura di una soluzione, partendo dai requisiti del cliente. «È qualcosa che ti cambia il modo di lavorare», afferma.
Sergio sottolinea invece quanto sia stato utile vedere applicate sul campo nozioni apprese in aula: «Non è solo teoria: in azienda capisci davvero come funzionano i progetti reali».
Manuel sintetizza bene il senso dell’esperienza: «Ho lavorato su tecnologie backend, DevOps, ma ho anche imparato a risolvere problemi, a organizzarmi e a lavorare davvero in squadra».

Le esperienze di Sergio, Andrea e Manuel dimostrano come il Corso di Ingegneria Digitale ELIS riesca a colmare il divario tra formazione accademica e mondo del lavoro. La combinazione di teoria solida, pratica concreta e confronto diretto con professionisti consente agli studenti non solo di acquisire competenze tecniche avanzate, ma anche di sviluppare un’attitudine professionale matura, orientata alla collaborazione, alla responsabilità e alla crescita continua.
In un contesto in cui la richiesta di profili preparati e proattivi è in costante aumento, percorsi come questo rappresentano un’opportunità reale per formare giovani pronti ad affrontare con consapevolezza le sfide del mondo tech. Come emerge dalle loro parole, non si tratta solo di “studiare”, ma di imparare facendo, insieme.

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